Dalla relazione che distrugge, alla relazione che cura

Quasi 7 milioni sono le donne che, secondo i dati ISTAT, hanno subito una forma di abuso nel corso della propria vita … Nel semestre Gennaio-Giugno 2020 si è evidenziato un particolare aumento di reati durante il periodo di lockdown Covid-19.

Il 25 Novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne; questa giornata è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal 1999 partendo dall’assunto che la violenza contro la donna sia una violazione dei diritti umani.

La violenza agita sulla donna rappresenta un tema tanto vasto e articolato, così come tanto delicato; spesso i media e gli specialisti del settore tra i quali ad esempio, psicologi, servi sociali, forze dell’ordine, lo affrontano e lo hanno affrontato approfondendolo da molte sfaccettature differenti. In questo articolo approfondiremo lo stretto legame esistente tra l’esperienza della violenza e il trauma.

Con il concetto di “trauma complesso” si intendono “eventi traumatici multipli che si ripetono in intervalli di tempo prolungato. Sono tipicamente di tipo interpersonale, come gli abusi e i maltrattamenti inflitti all’interno di relazioni alle quali la vittima non può sottrarsi” (Ford, Courtois, 2009). Guardare alla violenza sulle donne come un trauma, o meglio un trauma complesso, significa riconoscere che si tratta di una violenza in-umana che nasce all’interno della relazione e che lascia le proprie impronte sul corpo.

Ogni relazione con l’altro è un momento di scambio che contribuisce a formare la personalità dell’individuo. Le relazioni possono arricchire la persona oppure privarla di ogni significato, sono fondamentali in un processo di crescita ma rappresentano anche fragilità da cui possono nascere disequilibri e patologie. La violenza sulle donne, come trauma complesso, rappresenta quindi un’esperienza che, secondo Mesissern (1978), comporta un elemento di “uccisione dell’anima” o induzione di una grave confusione sui limiti tra sé e gli altri.

La violenza sulle donne e l’esperienza riparatrice

C’è una speranza ed è la relazione stessa che dà speranza; quella relazione che può essere distruttiva e nemica diviene nella relazione terapeutica alleata ed esperienza riparatrice. Questa è la sfida più grande che nel mio lavoro di terapeuta scopro e ri-scopro con sorpresa ogni volta che mi avvicino ,in punta di piedi, alla storia traumatica di una donna vittima di violenza. Lavorare sul trauma con le vittime di violenza significa allora lavorare con e sulla relazione. Il paradosso è che, così come la relazione distrugge, la relazione cura.

Nella relazione con il terapeuta il paziente sperimenta un’esperienza emotiva correttiva e ripartiva, di fiducia e alleanza, nella quale permettersi di avvicinarsi alle impronte traumatiche lasciate sul proprio corpo con uno sguardo nuovo, affettivo e permettersi così di attribuire loro un significato diverso per poterle integrare all’interno di una nuova narrazione di vita.

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